Alberto Madrigal: Un Lavoro (dav)Vero

tumblr_mswpk5kT1I1ro05ruo1_1280Ecco un altro dei miei acquisti lucchesi!!! Pian pianino sto leggendo tutto.

Direttamente dalla Spagna, passando per Berlino e arrivano fino in Italia grazie alla Bao Publishing (si, ma la smetto di comprare solo roba della Bao?!), ho avuto il piacere il di leggere quest’opera di Alberto Madrigal, intitolata “Un lavoro vero“.

E come avrete già intuito, è stato proprio un piacere leggerlo.

Di cosa tratta la storia? Molto semplice: Javi è un ragazzo spagnolo che va a Berlino in cerca di fortuna. Senza un gancio, senza sapere la lingua e con pochi soldi. E’ un disegnatore di fumetti e il suo sogno è quello di trovare un editore per i suoi lavori.
Questo è. Una graphic novel. (ma si dice al femminile o al maschile? Ma è una parolaccia? Non è che mi censurano e mi mandano la squadra SWAT come hanno fatto per il fondatore di Megaupload?).

Tadadadaaaaaaaaaà!!! L’ho detto. La parola composta innominata e innominabile: graphic novel. Che vuol dire tutto e vuol dire niente. C’è chi la usa per indicare fumetti disegnati clamorosamente male e pedanti, chi invece la utilizza per sottolineare che si tratta di fumetto d’autore (non il sito, per carità). E poi c’è chi invece dice che si tratta di fumetti dove si mette da parte la bellezza e il realismo del tratto per non distrarre il lettore, e fare in modo che le emozioni arrivino in maniera più diretta.
Ecco, questa è una bella definizione. La rubo a un disegnatore francese che ho avuto la fortuna di conoscere di recente. Ed è la definizione che forse meglio si adatta a “Un lavoro vero“.26397451_bao-publishing-presenta-un-lavoro-vero-graphic-no-vel-di-alberto-madrigal-1

Non per altro, ma perché Alberto Madrigal non ha all’attivo altri lavori, essendo questo il suo vero esordio nel mondo fumetto. Per cui, voglio aspettare prima di definirlo davvero “autore”.

A livello grafico il tratto di Madrigal è morbido e spigoloso allo stesso tempo, essenziale in questo caso ma perfettamente adatto alla sua missione: aprire la strada alla storia. Perché è poi quella a rimanerti dentro ed è poi quello che veramente mi attira o meno di un lavoro a fumetti. Una storia scritta con intelligenza e anche con ironia. E’ vero, ho trovato qualche salto temporale un po’ troppo audace qua e là e qualche punto oscuro, ma alla fine della fiera non cambia più di tanto.
Oltretutto è una storia interessante perché parla di scelte coraggiose, nel 2013. Parla di scelte di cuore. Rinunciare ad un tutto sommato bel lavoro per inseguire i propri istinti, può essere da pazzi. E anzi, lo è! Ma per certi aspetti può essere anche la scelta giusta. La scelta che ci fa andare a dormire con il cuore leggero e che ci fa alzare con la testa brulicante di idee e la voglia di fare.
Javi, il nostro protagonista, rinuncia al suo lavoro di grafico/disegnatore di giochini online perché il suo scopo è quello di raccontare fumetti. L’artista che ha bisogno del suo mezzo di espressione per tirare fuori le sue idee. Per comunicarcele.
E dato che la storia di Javi è praticamente quella di Alberto Madrigal (tra l’altro, notate anche una certa somiglianza no?!), quali sono le idee che ci vuole comunicare l’autore? Uno spaccato di vita giovanile. Vuole parlare della condizione in cui si trovano tanti ragazzi, dei dubbi delle ansie e delle (poche) certezze. Non necessariamente legate al lavoro artistico. Di un futuro incerto e tutto da scrivere. Di come serva coraggio e testardaggine per inseguire i propri sogni e che non è sbagliato inseguirli. tumblr_mtzkoh1tIa1ro05ruo5_500
E tutto questo onestamente non sarebbe stato possibile se non fosse per la grande qualità che ha questo fumetto: la sincerità. Con ogni probabilità alcune parti saranno state romanzate (mi piacerebbe sapere quali si e quali no, per esempio), ma non importa. Il nocciolo è terribilmente reale. E si percepisce, si sente. E’ un profumo che non puoi toglierti di dosso e che ti rimane dentro anche quando richiudi il volume.
E’ quello che molti si dimenticano quando si scrive. Puoi parlare della realtà quanto ti pare, ma se non ci metti un po’ di verità… Un po’ di “te stesso” in quello che fai… Non si arriva a nulla. Il processo di identificazione con il/i personaggi è importantissimo e questa sorta di patto che firmiamo ogni volta che ci immergiamo in un’opera narrativa o artistica… E’ imprescindibile e denota poi il successo o meno dell’opera stessa.
E non per niente il titolo di questo articolo richiama un fumetto che ha fatto DAVVERO tanto “scalpore” per il suo voler parlare del mondo dei ragazzi, di un certo mondo dei ragazzi. Finendo (giustamente) nel dimenticatoio dopo poco. Perché era troppo finto. Troppo artificioso. UN-LAVORO-VERO-12_main_image_object
Ma per fortuna c’è chi è davvero ragazzo dentro (nel senso buono della parola) e sa raccontare questo mondo o una parte di esso. Anche con imperfezioni, ma in buona fede. Perché comunque la narrazione è un po’ troppo frammentaria in certi casi, e lo storytelling (altra parolaccia degna della crocifissione in sala mensa) non eccezionale. E ha il difetto di non essere propriamente per tutti. Ma chissene. Funziona lo stesso molto bene, perché il complesso è forte. E ti arriva dritto al cuore. Soprattutto per chi, come me, si è ritrovato molto in quello che ha letto.

Concludo: questo fumetto è come un bel film indipendente, di quelli che vincono anche qualche festival in giro per il mondo. Ben fatto, semplice, diretto e pregnante. Di cuore. Ve lo consiglio… Perché è un “Fumetto Vero”.

^_^

Alla prossima!

MDV

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