Questo è un momento davvero amarcord. Infatti quello che leggerete tra poco è il primo racconto che ho mai pubblicato! Correva l’anno 2011 ed era una Lucca Comics piuttosto piovosa. Ecco perché l’anno stava correndo, doveva andare a ripararsi sotto i portici.
Comunque, all’epoca esordivo nel mondo del fumetto con il primo mitico libro di Norby (“Norberto Cuor di Gattone“) e con l’anteprima di Milite Ignoto, dal titolo molto suggestivo (“L’Inizio del Viaggio“) ma dalla copertina un po’ funerea devo dire… Frutto dei miei primi esperimenti su photoshop e dalla mia inesperienza con i file di stampa visto che risultò essere davvero TROPPO scura quando me la ritrovai in mano! Però in realtà sembrava fatto apposta. Si dice sempre così no? Il fumo negli occhi è la prima regola, quando si vive di questi lavori.
Ecco, proprio all’interno dell’anteprima miliziana avevo pubblicato il racconto che state per leggere… Non aveva un titolo, e l’ho ribattezzato per l’occasione “La Luce dei tuoi Occhi“.
Ci ho pensato giusto stamattina mentre scrivevo il post, mi sembrava appropriato. Gli occhi sono una delle parti più belle e complesse del corpo di una persona. E perché no, anche più pericolose… Uno sguardo può portarti in paradiso, ma un altro sguardo può giudicarti, ucciderti, pietrificarti, paralizzarti.
Forse è anche per questo che vanno così di moda i vari programmi di messaggistica istantanea… Ci permettono di evitare proprio gli sguardi.
Le illustrazioni sono di un autore miliziani, Riccardo Faccini. La curiosità è che a parte l’immagine di Long Tongue usata per i gadget, tutte le altre illustrazioni e pezzi di illustrazioni che vedete non furono più riutilizzati nel volume finale. Quindi sono davvero inediti!
Continuate se volete sapere di questi occhi misteriosi e… Buona lettura!
LA LUCE DEI TUOI OCCHI
Grady si sedette a tavola. Il suo ampio sorriso non si scalfì minimamente quando scoprì
che la cena non era ancora pronta.
– Ah, che buon profumino che sento arrivare dalla cucina. Non vedo l’ora di mettere sotto i denti una buona bistecca – esclamò, con fare gioviale.
Vicino a lui sedeva il suo amico Jeffrey. Si conoscevano ormai da tanto tempo, e Grady si sentiva fortunato ad avere qualcuno che passasse così spesso a salutarlo. Anche in tempi come questi, l’amicizia è rimasta un valore sano.
– Ehy Jeffrey, visto che bella giornata oggi? –
L’uomo annuì lentamente, tenendo saldamente in mano il suo bicchiere d’aranciata.
– Ti vado a prendere ancora un po’ di succo, che ne dici? Sai – proseguì Grady – se penso a quello che mi raccontava mio padre… Diceva che il mondo ormai era finito, che la grande guerra del 21° secolo avrebbe ridotto questo pianeta ad una carcassa avvizzita… Beh, sai che ti dico?Come al solito si sbagliava quel vecchio rimbambito. Dimmi se non è un paradiso questo : degli amici, una bella moglie, una bella casa. E poi i colori del cielo, delle colline qui intorno. Ecco, quel conflitto ha avuto il merito se non altro di ridurre l’inquinamento. Meno popolazione, meno persone che inquinano. Logico no? Poi è vero che ho deciso di rimanere a vivere qui nei pressi del…
– Grady, la cena è pronta! – fece una voce non distante da loro.
– Grazie Miriam, arriviamo! – rispose tranquillamente Grady, lisciandosi la barba.
– Ti dicevo, Jeffrey, mio padre come al solito ha preso una cantonata. Me lo ricordo quando diceva “le radiazioni Grady”, “attento alle radiazioni”, “le radiazioni”. Ma cosa vuoi che ne sapesse lui di radiazioni? Forse aveva guardato troppi film. Si chiamavano così, no?
Adesso non ne vediamo più. Certo, non che quand’ero piccolo ne vedessi molti, all’interno del bunker. I miei genitori erano entrambi nell’esercito, lo sai… Comunque, adesso preferisco di gran lunga andare a fare due passi nei boschi qui intorno. Sai che l’altro giorno ho visto addirittura un branco di cavalli selvaggi in lontananza? E’ stato incredibile! Volevo avvicinarmi quando…
– Grady, il pranzo è pronto!
– Si amore, arriviamo, due secondi!
Grady cominciò a tamburellare con le dita sul tavolo.
– Meglio non farla arrabbiare, o saranno guai! Comunque per finire il discorso, e che rimanga fra noi, mio padre è sempre stato un problema. Li ho ancora così vivi nella mia memoria gli anni passati nel bunker, sotto terra. Tutta la mia infanzia ad aspettare notizie che non arrivavano mai. Quando poi sarebbe bastato aprire la porta e oplà! E quante paranoie, sull’aprire i portelloni… E quante litigate! Era così arrogante. Sai quando le persone credono di essere infallibili? Ecco. “Fidati di me”, “ho ragione io”, “devi fare come dico io”… Sempre così. E sempre stato un despota e i suoi occhi… – Grady nel parlare ora serrava i pugni – Non potrò mai dimenticarli. C’erano volte in cui non sopportavo quello sguardo.. Avrei tanto voluto cavarglieli, quegli occhi e…
– Grady, il pranzo è pronto!
– Miriam, basta! Non vedi che sto parlando con il mio amico Jeffrey? Smettila! –
– Grady, il pranzo è pronto! – la voce di Miriam assumeva sempre di più contorni strani, quasi innaturali.
– Devo alzarmi, Miriam? Devo usare le maniere forti, come con mio padre? Eh!? Jeffrey, dille qualcosa!
Jeffrey si limitò nuovamente ad annuire. Ma così efficacemente che la testa gli cadde leggermente in avanti. Degli insetti gli uscirono da alcune cavità del cranio.
– Grady, il pranzo è pronto! Grady, il pranzo è pronto! Grady…crrr…nzo è pronto! Gracrrr… crrr…è pron..crrr..
Gordon si fece largo tra le macerie. Il posto sembrava, come altri prima, abbandonato da decenni. Tuttavia scendere all’interno dei “bester” (bunker BEefore dysaSTER, come vengono chiamati ora in gergo) è sempre un rischio. Si può trovare del materiale abbandonato ancora utile, provviste conservate a altri piacevoli gingilli. Così come amenità e aberrazioni rimaste nascoste.
– La zona qui intorno è completamente desertica. Facciamo un tentativo, anche solo per ripararci dal sole. Chi va per primo? – disse Gordon, rivolgendosi al suo compagno Long Tongue.
– Prego capo, prima le signore! – rispose il teschio meccanico svolazzando intorno a Gordon.
– Chissà perchè, non avevo dubbi!
– Lo vedi, intuito femminile!
Gordon cominciò la discesa all’interno dell’enorme bester, tenendo la mano ben salda sulla pistola. I portelloni erano completamente aperti e rovinati, le pareti devastate. Tutti i grandi stanzoni erano in stato di abbandono e per il momento non si trovavano tracce di vita. Tuttavia, alcune luci di sicurezza continuavano ad essere accese o lampeggiare. Segno che probabilmente i generatori d’emergenza erano ancora attivi.
– Proviamo a scendere più in profondità.
– Sai cosa pensavo capo? – proseguì Long tongue – Sono proprio un gentiluomo d’altri tempi. E se fossi una moto da corsa, sarei un gentiluomo d’altri quattro tempi.
– Shhh! – Gordon lo zittì con un gesto repentino, portando la canna della pistola vicino alla bocca. – Ho sentito qualcosa – .
– Grady, crrrr pranzo è bzzzonto! –
Sporgendosi da oltre un cumulo di macerie, Gordon poteva scorgere ciò che accadeva all’interno della stanza al piano di sotto. E vide una scena piuttosto singolare.
C’era un uomo, seduto per terra e dall’età indefinibile. Il suo corpo nudo e magrissimo era completamente ricoperto di piaghe. Stava sbraitando qualcosa e si stava agitando. Sulla sua destra, si trovava un cadavere appoggiato ad una parete, con segni di morsi e membra staccate. La testa chinata in avanti.
L’essere si alzò di scatto dal terreno e andò di corsa verso un monitor rotto e spento, ma dal quale proveniva la voce roca e gracchiante che si era udita poco prima.
La stanza non era molto illuminata, ma in quel momento Gordon notò un altro particolare di quell’essere, mentre si muovava sotto il monitor: non aveva gli occhi. E anzi, tutt’intorno, appoggiati per terra o infilzati alle pareti, una serie di occhi più o meno putrefatti davano un tocco decisamente macabro alla scena.
– Bzzzcrrr, crrrranzo è pronto!
– Stai zitta, stai zitta!!! Basta!!!
Grady cominciò a picchiare con i pugni sulla tastiera al di sotto del monitor. Sempre più forte. D’un tratto, la voce cambiò, diventando più metallica e impersonale.
– Bzzz… Prego registrare nuovo messaggio… bzzz…
Grady placò la sua furia, e si accasciò sulle ginocchia, portandosi le mani all’altezza del viso. – Scusami Miriam… Mi dispiace… Mi dispiace… –
– bzzz –
Gordon si alzò, con fare furtivo. Il suo sguardo si rabbuiò per un istante. – Chissà da quanto tempo è quaggù. Meglio lasciarlo stare.
– Scherzi capo? Non è da te! Se quel rottame là sotto funziona, siginifica che il generatore è funzionante. E chissà quante cose utili potremmo trovare! Insomma, basteranno un paio di colpi e..
– Andiamo su e riposiamoci un po’. Poi ripartiremo, che il viaggio è ancora lungo. – continuò Gordon. Stava già ritornando verso l’alto.
– Bah, che delusione capo. Volevo un po’ d’azione!
– Tanto sono sempre io che faccio a botte no? E tu stai a guardare!
– Si ma come faccio il tifo io non c’è nessuno.
Gordon e Long Tongue si incamminarono nuovamente verso l’uscita del bester. Con una voce roca a gracchiante ad accompagnare i loro passi…
– Scusami Miriam… Mi dispiace… Mi dispiace… –
bzzz.
FINE