Altro giro, altra corsa, altra bambolina altra recensione! A tema, visto che siamo in periodo Salone del Libro, qui a Torino…
Trattasi questa volta di Grikon, romanzo di Marco Casolino edito da Cooper Editore. Mi spiace se magari vi aspettavate una recensione di Iron Man 3 ma… Sinceramente dei film Marvel non me ne frega un cazzo. Li trovo più vuoti del cervello di Flavia Vento. Non tutti ovviamente, eh?! Però un buon 80% si. Senza dubbio.
Invece di questo libro mi premerebbe parlare.
Me lo regalò mia mamma per il mio compleanno, ormai 8 mesi fa, con la seguente motivazione: “sembra carino, e poi l’autore si chiama Marco!”. Mamma, ti voglio bene anche per questo.
Questo per dire che ho talmente tante cose arretrate da leggere che potrei finire tra una decina d’anni. E che mia mamma usa un metodo scientifico per farmi dei regali.
La storia è ambientata in Giappone, a Tokyo e dintorni. Protagonista è uno studente/ricercatore di storia italiano, Adriano Grandi, che si ritrova fra le mani tutta una serie di cels di Grikon V, cartone animato giapponese di fine anni ’70 che è passato alla storia per il suo essere incompiuto e per la misteriosa e violenta morte dei suoi creatori, Oomiya e Kobayashi.
Queste cels (ovvero i disegni che servono per la realizzazione delle animazioni vere e proprie) contengono in realtà degli strani poteri… Che scatenano la brama di tutta un serie di organizzazioni che cercano di appropriarsene ai danni del povero Adriano. Il qiale dovrà sudare sette camicie per arrivare al fondo di questo mistero.
Una storia che intreccia thriller, romanzo storico, fantascienza e scienza. E se dico scienza c’è un perchè! L’autore, Marco Casolino, è un fisico di fama mondiale ed esperto soprattutto nel campo nucleare e spaziale. Questo si vede alla grande nel corso della lettura!
In primis per un’impostazione “scientifica” nello stile di scrittura. Stile che così diventa molto preciso, puntiglioso e con una certa dose di ironia che non guasta mai. Uno stile più distaccato secondo me, più freddo. Come lo scienziato che si approccia ad un problema e che cerca di risolverlo scandagliando ogni possibile soluzione. Questo non è un difetto oggettivo, anzi. Ma è una cosa che ho comunque notato perchè la lettura è venuta dopo unoun qualcosa di decisamente antitetico Shane Jones nel suo Io Sono Febbraio.
L’altro motivo per cui parlo di scienza, è che leggerete intere discussioni a proposito di stringhe, meccanica quantistica, fisica particellare che neanche fosse un libro di Antonino Zichichi. Il tutto con una logica perfettamente assimilabile alla storia, intendiamoci. Però mi ha ricordato quanto fossi capra in fisica al liceo, e di come la mia insegnante mi sfottesse alla stragrande. Stronza. Sei una delle poche che non ho rivalutato nel corso degli anni.
Per buttare benzina sul fuoco, parlerei degli aspetti che mi sono piaciuti di meno del libro. In primis, il protagonista, il nostro Adriano. Tesista ventiseienne (anno più anno meno) e terribilmente anonimo. Per quanto l’ironia che alle volte lo contraddistingue lo elevi almeno al rango di simpatico, non sono riuscito ad identificarmi nemmeno lontanamente con lui. Peraltro è un tipo un po’ vecchio dentro come il sottoscritto, ma la cosa non è bastata. Il motore della storia, sicuramente è qualcos’altro.
Altro difetto che non ho potuto fare a meno di notare ad un certo punto è la babbionaggine degli antagonisti che per quel che mi riguarda ha violato davvero troppo la legge non scritta della sospensione dell’incredulità.
Che se tutte queste organizzazioni più o meno criminali agissero con un MINIMO di criterio avrebbero potuto far finire la storia dopo 10 pagine. Questo di solito è uno sbaglio che commette chi è poco avvezzo agli intrecci complessi. Cosa che invece non avviene qui, perchè la storia ha parecchi risvolti, specie nel finale, e questo dà da pensare.
Un po’ come l’inizio stesso del libro. Sembrano tuoni e fulmini con espolosioni in garage, ladri, cels rubate e quant’altro… Ma poi il tutto si affievolisce normalmente, come ogni storia lunga che si rispetti.
Però però… Però però… Direi di partire a razzo missile con gli aspetti positivi del romanzo. Perchè ce ne sono parecchi!
In primis, l’intreccio. Se da un lato come ho detto ci sono dei buchi qua e là, dall’altro la storia è ben orchestrata e ben condotta fino alla fine. Soprattutto con le miriadi di colpi di scena che compongono il finale. Forse addirittura troppi, ma è interessare vedere come tutti i personaggi che si incontrano man mano nell’incedere del racconto acquistino una loro importanza laddove sembrava fossero inseriti solo per contorno. E’ bello vedere il disegno generale che si snoda pian piano… E anche in questo c’è molto del pensiero scientifico si cui si parlava sopra.
E poi c’è l’ambientazione. Dicevo sopra della cura riposta nella scrittura. Ecco, questo è un fattore che è determinante nell’immedesimazione e nell’immersione nella storia. E’ qualcosa su cui vorrei prendere spunto anche per i miei lavori. Quello che non è stato fatto con il protagonista è stato fatto in maniera eccellente con tutto il resto. Sembra davvero di essere con Adriano, mentre giriamo per le strade di Tokyo e dintorni. Mentre tentiamo di capire quanto sia importante la cerimonia del tè e quanta nerdaggine ci sia tra gli appassionati di manga e anime in Giappone. Viene da pensare ad Adriano come ad una sorta di spettatore del mondo, più che attore. Uno spettatore che ci prende per mano e che ci fa sedere vicino a lui, nel racconto.
Ma la cosa più importante di tutti, la cosa che davvero mi ha colpito del libro è l’aria di cultura che si respira. E che si collega all’ambientazione. Cioè, non è Dan Brown con le sue cazzo di teorie campate (quasi) per aria. Non è Mistero con le sue minchiate sovrumane. Ci sono approfondimenti storici sulla seconda guerra mondiale davvero interessanti, e che addirittura ben si collegano al mondo dell’animazione giapponese. C’è tutto un discorso sulla creazione di cartoni animati e quant’altro, il discorso scientifico che ho descritto sopra e via dicendo. Come dicevo prima, tutto questo favorisce l’immedesimazione nella storia. Il voler sfogliare sempre una pagina in più prima di andare a dormire. Ed è questa la grande qualità che deve avere un’opera di questo genere. Pregnante ed appassionante.
Io ho sempre preferito l’arrosto al fumo (cioè, non QUEL tipo di fumo, sia ben chiaro)…
…e Grikon è questo. Un arrosto che si trasforma in un razzo missile per volare fin dentro la nostra fantasia fatta di mille valvole. E per chiederci di sfogliare sempre una pagina in più.
PS: è la metafora più agghiacciante che abbia mai scritto. Lo so.